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Come si dice

alfabeto

Una delle prime cose che pensi, appena arrivato in Lituania, è, sempre e invariabilmente: ‘Oggesù qui non capisco proprio nulla’.

Succede spesso, all’estero, di sentirsi persi dal punto di vista linguistico, di non riuscire a cogliere tutti i significati, di cercare tracce per ricostruire l’intero discorso.
In Lituania è peggio: praticamente nessuna parola è comprensibile, né direttamente né indirettamente. Guardi le insegne dei negozi e non ti scatta nessuna assonanza: se non osservi le vetrine, non sai che cosa vendono; senti le persone parlare e non ti viene in mente nessuna reminiscenza: non lasciano nessun indizio in nessuna lingua a te nota.
Non cogli nulla.

Il lituano è, infatti, tutta un’altra cosa.
Secondo gli studiosi, è una interessantissima lingua arcaica. Una delle figlie dirette dell’indoeuropeo, al pari di latino, greco antico e sanscrito. Con la differenza che è ancora parlato, per l’esattezza da più di 3 milioni di persone (in patria e nella diaspora).

E’ una lingua che ama declinare e coniugare.
5 sono le declinazioni per i sostantivi al singolare e ahimé! 5 per quelli al plurale; 3 le declinazioni per gli aggettivi. Ogni declinazione ahimé! ha 7 casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, strumentale, locativo e vocativo.
I verbi sono distinti in 3 coniugazioni e presentano 4 tempi semplici (più 8 tempi composti) all’indicativo e uno per congiuntivo e imperativo (Wikipedia docet). La terza persona è unica per il singolare e il plurale.

L’alfabeto è composto da ben 32 lettere.
Dopo aver assorbito lo shock iniziale, non è poi così difficile da pronunciare.
(A me, comunque, le diverse *E* fanno comunque ancora impensierire).

L’alfabeto lituano non prevede le lettere *Q*, *W* e *X*.
Siccome l’alfabeto è costituzionalmente definito, queste lettere non possono essere utilizzate nel linguaggio scritto ufficiale.
Poco male per “Antikvariatas” (esponente locale dell'”Antiquario”); solo un sorriso per “Taksi” (versione lituana del “Taxi”);  ben più grossi i problemi con i nomi e soprattutto i cognomi delle persone, specie in caso di filiazione. Ad esempio, se sei il signor John Watts e tuo figlio Carl nasce a Vilnius, Carl non può essere formalmente registrato come “Watts” e probablmente il suo cognome verrà traslitterato in “Vatts”; finché entrambi rimanete in Lituania le cose si possono accomodare, ma che succede se, ad un certo punto, è necessario interagire con uno stato estero? Riconoscerà che Carl Vatts è figlio di John Watts?

Succede così che una norma, approvata poco dopo l’indipendenza con l’intenzione di tutelare l’identità e la lingua della Nazione anche in opposizione all’esperienza sovietica, diventi un capestro per i propri cittadini.
Non si tratta di una questione semplice; inoltre, certamente è in crescita. Al punto che della questione si è fatta carico persino la Corte Costituzionale, che dovrebbe decidere entro qualche mese. I più ottimisti pensano che verrà trovata una buona soluzione – adatta al mondo contemporaneo.

(Aggiornamento del 13 luglio 2017: La regola sulle lettere dell’alfabeto si applica non soltanto alle persone che nascono in Lituania, ma anche alle ditte qui che vengono fondate. Il loro nome deve essere approvato. Anche nel loro caso, al giorno d’oggi, non è possibile utilizzare la *Q*, la *W* e la *X*.)

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